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di Marjana Sadat

 

La Repubblica, 25 febbraio 2022

 

Gli arresti e la diffusione del video con le “confessioni forzate” delle attiviste arrestate sembrano aver raggiunto il loro obiettivo e nessuno osa più scendere in piazza per continuare a protestare.

Dopo l’ascesa al potere dei talebani a metà agosto del 2021, le donne sono state l’unico gruppo che si è opposto ai talebani e che ha manifestato contro di loro reclamando i suoi diritti fondamentali. Ma i talebani vogliano far tacere le loro voci ricorrendo alla forza. Dopo il recente arresto di donne che manifestavano e di attiviste, le proteste sono praticamente scomparse. Oggi ho cercato di intervistare alcune di loro, ma nessuna ha voluto parlare.

Dopo l’allargarsi delle proteste in altre province, nel mese di gennaio i talebani hanno arrestato quattro donne che manifestavano. Nei giorni scorsi, il ministero dell’Interno dei talebani ha pubblicato un video di 14 minuti in cui alcune delle manifestanti parlano del loro legame con donne residenti all’estero. Il video ha suscitato molte reazioni, Amnesty International lo ha criticato per esempio. Samira Hamidi, promotrice delle campagne di Amnesty per l’Asia meridionale, in una serie di tweet ha scritto: “Si può vedere la paura sui loro volti. Trema loro la voce e alcune non osano nemmeno guardare l’obiettivo che le riprende”. L’organizzazione internazionale ha definito “sporca e pericolosa” questa politica dei talebani.

Human Rights Watch, da parte sua, ha detto che non è chiaro in quali circostanze sia stato girato il video. Le attiviste per i diritti delle donne che vivono all’estero ritengono che siano state costrette a dire quello che gli era imposto e hanno definito il tutto una “confessione forzata”, estorta in un’atmosfera di paura e di panico.

Le attiviste per i diritti umani fuori dall’Afghanistan dicono che i talebani hanno preso in ostaggio non solo le donne, ma anche le loro famiglie e i loro figli e hanno ottenuto quella confessione davanti alla telecamera con la tortura e il terrore.

Tarnum Saeedi, un’attivista per i diritti delle donne che partecipava alle proteste nelle strade di Kabul, attualmente all’estero, fa notare che nel video traspare lo stato di panico delle donne arrestate: “I talebani hanno torturato le ragazze mettendole nelle peggiori condizioni mentali, ma i crimini dei talebani non potranno continuare fino al giorno del giudizio. Questo tempo buio finirà”. Infine, conclude Saeedi: “Capiamo e rispettiamo ogni parola detta da queste ragazze coraggiose sotto costrizione mentre sono detenute dai talebani. Sono state costrette a dire queste cose sotto tortura. Ci auguriamo che i talebani fermino questi crimini”.

Asefa Stanekzai, una militante afghana per i diritti delle donne che vive attualmente all’estero, conferma che è evidente come il video sia stato registrato in una situazione particolare. “Si fonda sull’intimidazione e la paura e vuole dimostrare che tutti gli afghani sono soddisfatti della situazione attuale”, dice.

Le proteste sono finite? Gli arresti e la diffusione del video con le “confessioni forzate” delle donne arrestate sembrano aver raggiunto il loro obiettivo, e cioè che le donne non osino più scendere in piazza per continuare a protestare. Negli ultimi giorni tutto tace, le donne che protestavano non esprimono più le loro idee nemmeno sui social media.