di Liliana Segre
La Stampa, 4 marzo 2022
In giornate come queste ultime, le televisioni e i giornali ci riportano a qualcosa che non avremmo neanche immaginato lontanamente in Europa. Non avremmo immaginato di sentire così vicino a noi il rombo di cannoni, le case distrutte, le persone che piangono e muoiono. Io ho pensato ai quattro cavalieri dell’apocalisse perché, mi chiedo, cosa ci manca ancora? La pandemia l’abbiamo avuta, la guerra, l’odio, la morte, la fame.
Purtroppo io sono fra i pochi ancora al mondo per cui i Giusti non sono solo delle figure storicamente importanti ma sono persone di cui ricordo le voci, i visi, il vestito modesto, l’atteggiamento tranquillo nella paura, perché si veniva uccisi e fucilati se si aiutava o nascondeva un ebreo. Anche una ragazzina come ero io all’epoca, una ragazzina abbastanza incredula in merito a quello che stava succedendo, impreparata alla tragedia. Quando ho cominciato a sentir parlare di Giusti erano passati troppi anni. Loro erano nelle menti e nei cuori di chi aveva avuto vicino pochi giusti e molti ingiusti. Ci sono stati però quei pochissimi che fecero la scelta, che non furono indifferenti, quelli che non si possono mai dimenticare, per i quali non basta una lapide, un ritratto della loro vita perché erano persone semplicissime.
Non erano solo i grandi eroi che passano alla storia, erano anzi e soprattutto persone che, se non ci fossi io qui a ricordarle personalmente, quelle tre o quattro persone sarebbero sparite dalla storia come tanti altri, uguali a quelli che si voltarono dall’altra parte. Invece per quelli che non si voltarono dall’altra parte è giusto che ci sia un giardino fiorito nel mondo per non dimenticarli. Io ho personalmente avuto una grave colpa: non ho capito sul momento in cui venivo aiutata dai Giusti quanto questi rischiassero e quanto fossero Giusti. Ero abituata a vivere tra i Giusti, era quasi normale per me che amici e persone vicine si comportassero così. Quindi non ho fatto il mio dovere fino in fondo, non ho mostrato quella gratitudine che poi negli anni ho capito, ho compreso, ho valutato e santificato perché aiutare a quei tempi era un atto di eroismo. In quel momento non l’ho capito ma la mia lunga vita ha fatto sì che non li abbia mai dimenticati.