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di Manuela Messina

La Repubblica, 26 febbraio 2022

Dopo il calo durante il lockdown, tornano ad accumularsi i fascicoli per stalking e maltrattamenti. Per questo la giudice di Milano Panasiti spiega in aula al processo per caporalato: “Tra una donna che rischia di essere ammazzata e altre inchieste do la precedenza alla prima”. Roia: “Stiamo riducendo i tempi”.

Da una parte, l’incremento delle denunce per reati legati alla violenza di genere dopo lo stop importantissimo avuto durante il lockdown della primavera del 2020. Dall’altro, anche “l’ottimo lavoro” del dipartimento fasce deboli della Procura di Milano, molto attivo nel contrasto a reati come violenze sessuali, maltrattamenti e atti persecutori. Sono queste sostanzialmente le ragioni dell’aumento sensibile dei processi da “codice rosso”, la legge 69/2019 a tutela di donne e soggetti deboli.

Un tema di cui ha parlato apertamente la presidente della nona sezione penale del tribunale di Milano Mariolina Panasiti: in aula la giudice, nel processo a carico della ex manager di Uber per caporalato, ha invitato le parti a ridurre la lista testi al fine di accorciare i tempi del dibattimento in quanto la sezione nona (che si occupa di questo tipo di reati) è già oberata da centinaia di processi scaturiti da fascicoli da codice rosso. “Sono procedimenti - ha detto in aula Panasiti - da cui possono scaturire omicidi, in cui ci sono misure cautelari che scadono e io, se devo scegliere, scelgo la donna che rischia di essere ammazzata e questo processo lo metto in coda”.

Fabio Roia, presidente vicario del tribunale e componente dell’Osservatorio sulla violenza contro le donne, spiega che “l’aumento sensibile dei processi è stato determinato innanzitutto dal fatto che durante il primo lockdown c’era stato un abbattimento delle denunce del 70 per cento. Dopo la fine di quel periodo, fortunatamente, le donne che hanno subito violenze hanno ripreso a denunciare e questo è molto positivo. Inoltre - sottolinea Roia - il dipartimento fasce deboli sta lavorando molto bene”.

Da qui vi è oggi la necessità per la Presidenza del Tribunale di adottare “gli opportuni accorgimenti per far sì che i tempi medi di definizione di questi procedimenti - che a Milano sono oggi di circa un anno - vengano ulteriormente contenuti attraverso provvedimenti organizzativi che stanno per essere adottati”.

Roia ha spiegato anche che la presidenza del tribunale “ha fatto una riunione con tutti i presidenti delle sezioni, ed è stata fatta un’analisi dei dati.

E adesso deve lavorare per adeguarsi nuovamente e per assicurarsi quella risposta ottimale di durata dei procedimenti di circa 8 - 10 mesi e che si è allungata a un anno”. Segnala Roia un altro dato tecnico: ovvero la legge 69/2019 sul codice rosso ha anche fatto sì che un reato, il maltrattamento con presenza di minori, sia diventato di competenza di un organo collegiale (tre giudici) al posto del giudice unico.

“Il processo è sempre lo stesso, sono semplicemente aumentate le pene. Si tratta di una disfunzione su cui stiamo lavorando e che abbiamo segnalato attraverso canali istituzionali al Parlamento per mettere mano alla correzione della norma”.