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di Alessandra Ghisleri

La Stampa, 3 marzo 2022

Tre italiani su dieci temono che il conflitto tra Russia e Ucraina durerà oltre l’anno. La fiducia in Draghi cresce di oltre 5 punti. L’87,8% della popolazione italiana non nasconde il fatto di essere preoccupato rispetto al conflitto russo-ucraino.

Questa angoscia cresce proporzionalmente con il crescere dell’età: tra i più giovani il dato sfiora l’80,0%, mentre tra coloro che hanno più di 65 anni il dato registrato è il 96,1%. Per il 41,1% dei cittadini le principali attese sono riposte nella speranza che il conflitto sia breve, qualche settimana (21,3%) o al massimo fino alla prossima estate (19,8%). Il 32,0% invece è convinto che il percorso bellico possa procedere oltre l’anno. L’86,8% oggi si sente direttamente coinvolto nelle possibili influenze di questo conflitto: il 37,9% nel percorso di guerra e il 36,6% a livello economico. Il 6,6% teme addirittura che il conflitto possa arrivare fino ai nostri confini, mentre il 5,7% si sente già implicato avendo dei parenti o persone vicine ucraine o russe.

Mentre ancora scorrono i numeri - con un trend in discesa - della pandemia, un nuovo dramma si è imposto nella cronaca giornaliera; e come per il Covid, mai situazione fu tanto solo prefigurata per poi concretizzarsi con così tanta velocità. Siamo sgomenti nel seguire i racconti che un conflitto “social” narra nei particolari momento per momento. Gli italiani in maggioranza si dichiarano impauriti e contrari ad un intervento diretto delle nostre truppe (59,5%). Allo stesso tempo sono favorevoli ad escludere la Russia dal circuito di pagamenti swift (62,8%).

In tutto questo il mondo che conosciamo sta lentamente lasciando il posto ad una nuova interpretazione che improvvisamente ci ha riportato al primo quarto del secolo scorso. Per il 76,7% degli italiani intervistati esiste la convinzione che questo conflitto avrà delle serie conseguenze sulla stabilità internazionale e sullo stato di pace vissuto fino ad ora. Tensioni e ritorsioni sono il pane del giorno e così anche la nuova dura posizione della Unione europea è stata vista di buon grado dal 47,1% dei cittadini -mentre solo una settimana fa il ruolo dell’Istituzione era definito “marginale” dal 45,9% del campione-. Questa posizione non è condivisa dal 34,0% degli intervistati principalmente raccolti tra i piccoli partiti e l’elettorato di Fratelli di Italia. È necessario evidenziare che il 18,9% non ha saputo dare una risposta nel merito. Anche le sanzioni fino ad oggi attuate nei confronti della Russia sia a livello economico, finanziario e sportivo spaccano il nostro Paese con il 45% di coloro che condividono e il 35,2% che non credono possano essere efficaci e utili per indebolire la morsa di Vladimir Putin, unitamente al 19,8% che, anche in questo caso, non sa rispondere nel merito.

Sulla stessa linea forte si unisce la maggioranza degli italiani che portano con le loro affermazioni l’indice di fiducia del nostro presidente del Consiglio Mario Draghi al 53,6% esattamente +5,8% dal 16 febbraio e +3,8% rispetto all’ultima settimana. L’emergenza pare essere diventata una condizione strutturale dei nostri giorni alla quale non riusciamo ad abituarci sia perché l’eccezione è sempre il dato di fatto, sia perché - a questo punto - le intenzioni possono farsi strada momento per momento.