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di Massimo Carlotto

Tuttolibri - La Stampa, 26 febbraio 2022

Da Gorgona, colonia penale del Granducato di Toscana, ai depositi alluvionali dove sono confinati i Rohingya. Un saggio censisce 270 isole carcere nel mondo: la loro storia racconta le società attraverso la pratica penale.

L’universo penitenziario è sconosciuto alla stragrande maggioranza degli italiani. I media se ne occupano se la notizia suscita allarme o scalpore, ma l’interesse per la sorte dei reclusi è affidata ai soliti operatori, intellettuali, giuristi e volontari che ritengono, a ragione, che la pena debba essere civile e nel rispetto dell’articolo 27 della Costituzione. Le prigioni esistono da sempre e la loro storia è ancora più sconosciuta.

Valerio Calzolaio, con un passato da parlamentare e da sottosegretario al Ministero dell’Ambiente, e un presente da giornalista, saggista, esperto di letteratura, contribuisce a colmare la lacuna con un saggio: “Isole carcere, geografia e storia”, edizioni Gruppo Abele. Calzolaio è un intellettuale curioso, con uno sguardo unico sulla realtà. I suoi saggi si distinguono sempre per la capacità di analizzare i temi da punti di vista estremamente originali, acuti, dotti, rigorosi nella ricerca. Leggere Calzolaio è una sorpresa continua. E Isole carcere non delude le aspettative. Anzi. Per raccontare la storia dei penitenziari costruiti sulle isole di tutto il mondo, di per sé già straordinaria, l’autore affronta il concetto di isola con un approccio scientifico, biologico e antropologico. Da Darwin alle Galàpagos, dalla biogeografia insulare alla storia delle presenze umane, scopriamo come l’uomo abbia iniziato a concepire l’isola come ecosistema umano e la possibilità di usarlo come meta dell’esilio o per scopi detentivi, quando le società iniziarono a organizzarsi da un punto di vista giuridico.

Greci, romani, i conflitti geopolitici della storia moderna, le colonizzazioni: così scopriamo che lungo i secoli, le scoperte dell’uomo vengono applicate alla pena, in particolare l’architettura che teorizza, immagina, progetta. La storia delle carceri isolane è così complessa - e allo stesso tempo così affascinante, soprattutto perché permette di osservare le società attraverso l’idea e la pratica della pena - che l’autore si pone il problema di capire se la classificazione debba avvenire con criteri geografici o tenendo conto delle caratteristiche di ecosistemi coevoluti con i sapiens. Le isole carcere nel mondo sono diverse centinaia ma il saggio ne censisce e analizza 270. La parte dedicata all’Italia è davvero interessante, dove oltre ai penitenziari, gli illuminati riformatori, in particolare del Granducato di Toscana, indicarono le colonie penali come luoghi riabilitativi e ancora oggi Gorgona ne ospita una. E qualche secolo più tardi il regime fascista usò le isole per confinarvi gli antifascisti.

Eppure nonostante quello che hanno rappresentato come strumenti segreganti, vendicativi, fonti di sofferenze inenarrabili, raccontate nel corso del tempo dalle cronache, dalla letteratura e dal cinema, le isole carcere continuano a rappresentare una soluzione per gli stati. Ad esempio per i migranti. Dall’Europa all’Australia, al Bangladesh dove i dimenticati profughi Rohingya vengono ammassati addirittura su un’isola formata da instabili depositi alluvionali.

Alcune sono state chiuse e destinate ad altri usi come l’Asinara in Italia. Calzolaio, che se ne è occupato quando era sottosegretario, propone per tutte la fine dell’esperienza penitenziaria, per restituire gli ecosistemi insulari a soluzioni diverse, anche di riproduzione sostenibile.

La seconda parte del saggio è un vero e proprio viaggio in 22 isole, dalla arcinota Alcatraz alla sconosciuta Suomenlinna: otto isole, alcune collegate da ponti al largo di Helsinki. Campo di prigionia, carcere, luogo di preparazione alla prossima libertà e infine dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Tra le italiane, Santo Stefano, la più piccola delle isole ponziane, da sempre inadatta a ospitare essere umani, conserva una struttura carceraria paurosa, denominata Ergastolo.

Furono i Borbone a erigerla a fine Settecento, una costruzione a ferro di cavallo con 99 celle che, crudelmente avevano vista solo all’interno e non verso il mare. Però dal punto di vista architettonico è di grande bellezza e vale la pena visitarla. Frutto dell’ingegno del maggiore Winspeare e dell’architetto Francesco Carpi, certi di interpretare i principi illuministi del filosofo inglese Jeremy Bentham.

Strutture simili vennero edificate in varie parti del mondo, tra le più note quella di Rottnest Island, in Australia, destinata agli aborigeni. La bellezza, la ricchezza di fauna e flora, sono le contraddizioni più evidenti. Il nostro immaginario suggerisce scogli desolati sormontati da manieri inaccessibili, ma molte delle isole carcere sono luoghi da sogno come dimostrano le fotografie che corredano le schede.

La scrittura di Valerio Calzolaio è davvero godibile, accompagna il lettore sorprendendolo con una visione unica, in cui scienza e storia si fondono. Un saggio importante sulla storia dell’uomo e sulla necessità di “isolare” per esiliare o punire. E sulla necessità di una serie di riflessioni determinanti per il nostro futuro, anche dal punto di vista ambientale.