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di Emma Bonino

La Stampa, 4 marzo 2022

L’onda di rifugiati che accompagna ogni guerra sta arrivando anche dall’Ucraina. Alcuni dicono che si tratti di un milione di persone, altri ottocentomila, altri dicono che in Italia stanno arrivando mille persone al giorno che si aggiungono alla comunità ucraina in Italia che è la più grande, 240 mila persone di cui l’80% donne. Non è importante avere le cifre esatte, sappiamo che sono una marea. Da giorni noi di +Europa e la rete Erostraniero avevamo chiesto al governo di attivare una procedura europea, la direttiva 55 per la protezione temporanea che non è mai stata applicata né attuata prima d’ora, anche perché la Danimarca non l’aveva ratificata. E’ un dispositivo eccezionale che prevede la protezione temporanea in caso di un arrivo massiccio di stranieri che non possono rientrare nel loro Paese per guerre, violenza, violazione dei diritti umani in modo che ci sia un equilibrio dello sforzo dei Paesi membri. Verrà attuata in tutti gli stati dell’Ue quando il consiglio avrà deliberato l’arrivo massiccio di sfollati. Il governo italiano ha approvato martedì la risoluzione di maggioranza che chiede l’applicazione della direttiva 55. Mi resta il dubbio se la protezione temporanea si applica solo agli ucraini o anche a tutti quelli che erano sul territorio ucraino e stanno raggiungendo le varie frontiere.

La ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, chiarirà questo dubbio. Alle persone ammesse alla protezione temporanea sono accordati i diritti previsti in caso di immigrazione legale, possono esercitare attività di lavoro subordinato o autonomo, partecipare ad attività di studio per adulti, alla formazione professionale e a esperienze pratiche sul posto di lavoro.

Hanno il diritto ad avere abitazione adeguata, a ricevere assistenza sociale, contributi al sostentamento qualora non dispongano delle risorse necessarie, e di cure mediche. I minori con età inferiore ai 18 anni possono accedere al sistema educativo alla pari dei cittadini dello Stato ricevente, i componenti di una stessa famiglia separati ammessi alla protezione temporanea devono beneficiare del ricongiungimento familiare in un unico Stato membro.

Questo è quanto prevede la direttiva approvata nel 2001 superando anche la resistenza di alcuni Stati membri. L’Italia l’ha ratificata nel 2003. È la prima volta che l’Ue intende applicare questa direttiva che, se applicata bene, dovrebbe dare una struttura più ordinata a questo mega esodo.

È una novità molto importante fra le tante che stanno segnando l’attività dell’Ue dallo scoppio della pandemia in poi. Ed è uno dei tanti strumenti che la comunità internazionale sta applicando in queste ore, un segnale di una forte mobilitazione in tutto il mondo. Il procuratore della Corte penale internazionale, per esempio, ha deciso di aprire un’inchiesta sui crimini di guerra.

È importante che tutto questo avvenga anche per non dimenticare le migliaia di rifugiati che Lukashenko ha portato dalla Bielorussia fino al confine con la Polonia, che sono stati accolti con gli idranti dalla polizia e lasciati al freddo. Che fine hanno fatto? Erano senza scarpe, senza coperte, senza medicine, senza acqua e senza cibo. Ci sono stati bambini morti di congelamento nell’Europa del 2021. Dove sono ora? Abbiamo l’abitudine di farci trasportare dall’emozione e di passare rapidamente da una tragedia all’altra.

Nessuno ricorda chi è scappato dall’Afghanistan, dalla Siria, dalla Libia. Spero che stavolta non sia così, stiamo lavorando in tanti su questo. L’8 marzo ho invitato Sharazad Akbar, già ministro delle donne e dei diritti umani prima dell’arrivo dei talebani proprio per evitare che la tragedia afghana sia dimenticata. Spero che la direttiva 55 sia applicata e che funzioni. In questo modo potrà essere accolta con procedure meno difficili l’ondata di rifugiati che persino Salvini considera veri. Anche se non si sa chi gli dia il diritto di decidere chi è un rifugiato vero e chi è falso.