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di Mario Platero

La Repubblica, 2 marzo 2022

Dalle forniture di materie prime ai danni per la crescita, che si stava consolidando dopo i due anni del Covid, dal dilemma della Fed sul rialzo dei tassi alle nuove tensioni geopolitiche. Ecco le conseguenze per l’economia dell’invasione russa in Ucraina.

Ci sono tre derivazioni economiche dalla guerra che Vladimir Putin ha scatenato contro l’Ucraina. La prima e immediata e riguarda il potenziale danno al ciclo congiunturale nelle sue varie componenti, catene produttive, commerci, mercati, inflazione - e le ricadute delle forti sanzioni contro Mosca. La Russia pagherà un prezzo duro, dice Joe Biden, ma da questa guerra un prezzo lo pagheremo anche noi. Sono gli indici di Borsa a darci il polso delle conseguenze, ad esempio per la tenuta della crescita proprio quando ci si preparava a un’uscita più solida dal Covid.

La seconda è più a lungo termine e riguarda l’impatto di questa guerra e dell’aggressività di Putin sull’impianto geopolitico del post Guerra fredda. Si erano creati i presupposti per un lungo periodo di crescita in un ordine politico e giuridico non privo di tensioni o di crisi finanziarie, ma pur sempre a garanzia di uno sviluppo armonico globale. Ora una conseguenza dell’attacco all’Ucraina e delle sanzioni imposte dall’Occidente anche per i servizi bancari e per alcuni individui sarà l’apertura alla Russia dei forzieri cinesi. Qui il rischio è l’accelerazione di certi fenomeni già in corso, incluso lo strappo cinese verso un regime valutario che dovrebbe essere influenzato dal renminbi e dalle criptovalute a danno del dollaro.

La terza derivazione è più subdola e fa da amplificatore a uno dei mali più gravi del nostro tempo, la diffusione di fake news che spesso viaggiano impunite sulla rete. Lo abbiamo visto negli Stati Uniti con la negazione del risultato delle Presidenziali 2020 e con l’attacco al Parlamento del 6 gennaio 2021. Vladimir Putin e la sua Russia hanno fatto di peggio: la giustificazione dell’attacco, ha detto Putin, è il “genocidio di russi” avvenuto per mano degli ucraini. Qui la fake new supera qualunque limite. E ci porta dritti alle fake news che provocano guerra. Non che non sia già accaduto, ma nell’era di Internet l’accelerazione dell’azione-reazione attorno alle fake news è straordinaria. Il finto diventa efficace e utile. Con una conseguenza: non è possibile per un’economia e per sistemi produttivi di mercato operare in un contesto privo di certezze giuridiche o contrattuali dove tutto può essere affidato alla fantasia del bullo di turno, che si chiami Donald Trump o Vladimir Putin.

Ma vediamo com’è possibile declinare per ciascuna di queste tre derivazioni di una guerra ingiusta e pericolosa, scenari, ipotesi e possibili problemi. Oggi per avere un maxi-Suv GMC Yukon Denali occorre aspettare fra i cinque e i sette mesi. Il problema: la mancanza di microchip dopo il lockdown da Covid in Malesia dove i chip vengono prodotti. GM aveva annunciato che il problema era stato finalmente risolto e poteva completare circa 80 mila vetture ferme in deposito. Ma oggi saranno altre componenti essenziali a mancare. Anche in Europa. Un esempio: con il 30% del mercato globale, la MC Norilsk Nickel PJSC e il più grande produttore al mondo di palladio, il metallo usato per la produzione di marmitte catalitiche. E senza marmitta l’auto non può uscire sul mercato. La Russia è anche grande esportatore di alluminio e di rame, altri componenti chiave per il settore auto, e nel momento in cui l’esportazione si bloccherà, andrà in crisi la catena dell’offerta per le catene di montaggio.

In altri settori, quello agricolo ad esempio, sia Russia che Ucraina sono grandi esportatori e contano per il 29% dell’output globale di grano. Complessivamente l’interscambio russo con il resto del mondo è stato di 785 miliardi di dollari nel 2021, con un vantaggio di circa 200 miliardi per l’export. Le sanzioni dovrebbero eliminare quel surplus. Nel frattempo, il costo dei trasporti di merci, sul Mar Nero, è aumentato fra i 3 e i 5 dollari alla tonnellata. La Germania ha fermato il progetto Nord Stream 2. Il prezzo del petrolio è ormai al di sopra dei 100 dollari al barile, ma non potendo avere quello russo gli aumenti sul mercato continueranno. Tutto questo per dire che alla penuria globale di certi prodotti si accompagnerà la componente inflazione. Cosa che mette pressione sulla Fed già preoccupata da manifestazioni inflattive strutturali: potrà Jerome Powell aumentare i tassi come voleva, rischiando di strangolare l’economia? Qualcuno dice che gli aumenti dei tassi rallenteranno rispetto alle attese e l’inflazione esploderà. Questi sono solo alcuni esempi fra i moltissimi comparti che si trovano nella stessa situazione, cosa che ci dà nel complesso un’idea del danno enorme a cui potremmo trovarci esposti noi stessi, oltre alla Russia. Sbagliato? Controproducente? Rischioso imporre queste sanzioni? Come si diceva, le violazioni della morale internazionale da parte della Russia sul piano della storia sono inaccettabili e occorre dare un segnale forte. Il rischio è che quello che non può uscire dalla porta esca dalla finestra.

Putin non punta solo all’Ucraina, dopo la Georgia, la Crimea il Kazakistan e la Bielorussia si aggiungeranno altre nazioni della regione fuori dalla Nato, magari semplicemente intimidite da Mosca. Putin vuole cambiare gli equilibri di potere. E anche se il Pil della regione è molto piccolo, il messaggio politico è forte e destabilizzante. Anche perché Mosca potrebbe commerciare attraverso la Cina e non sembra che la tradizionale extraterritorialità delle leggi americane sarà estesa al di là della Grande Muraglia. Pechino si prepara a sua volta a crescere nel suo ruolo internazionale, farà da sponda fra Mosca e altri Paesi - ad esempio in Sudamerica - per aggirare le sanzioni. È lo scienziato politico Walter Russell Mead a riassumere la sfida che si apre: “Putin vuole scalzare l’America dalla sua posizione globale, spezzare l’ordine emerso nel post Guerra fredda, azzoppare l’Ue e sconfiggere la Nato. La Russia pone una minaccia che l’America non può ignorare”.

Infine, le fake news. Putin su questo fronte ha lasciato indietro tutti. Gira su Internet una lista di falsità storiche molto ben costruite dalla propaganda di Mosca. Putin dice che l’America aveva promesso a Gorbaciov che non sarebbe mai arrivata a schierare la Nato in Paesi ex Patto di Varsavia. Falso. Lo ha smentito lo stesso Gorbaciov. In un mondo virtuale dove si fa largo il Metaverso qualcosa di diverso doveva accadere. Con una differenza non da poco: nella guerra di Mosca contro l’Ucraina e il mondo, di solo virtuale purtroppo non c’è nulla.